Americano Cocktail: Ricetta e Preparazione

cocktail 4 set 2019

AMERICANO

1 oz VERMOUTH ROSSO

1 oz CAMPARI

TOP SODA

BICCHIERE: OLD FASHIONED

METODO: BUILD

GUARNIZIONE: FETTA LIMONE O ARANCIA

IL NECESSARIO

Puoi creare anche tu un cocktail buono come quello fatto da Gean! Potrai offrirlo ai tuoi amici, oppure condividerlo con la tua dolce metà. Servono pero’ tutti gli ingredienti giusti, e gli strumenti del bartender.

Seguendo i link qui sotto potrete comprare comodamente da Amazon tutto il necessario per realizzare questo cocktail.

Bicchiere

 

Bottiglie

Strumenti

Ricetta e preparazione

STORIA

Cosa beveva James Bond prima di conoscere Vesper Lyndt e usarne il nome per il suo martini?

Esatto! Nel libro Casino Royale, primo libro della famosa saga, Bond beve un americano seduto ad un tavolo del “Royal les Eaux” a Parigi, rigorosamente fatto con Vermouth Cinzano, Campari bitter e acqua Perrier, la preferita dell’agente segreto.

Ma questo non ci narra nulla sulla nascita dell’Americano come drink, noi che siamo sognatori, amiamo le favole e le poesie vogliamo credere alla leggenda di Primo Carnera, famoso pugile italiano di inizio ‘900…

primo carnera americano
Primo Carnera detto “L’americano!

..La gloriosa serata ebbe luogo il 29 giugno 1933 al Madison Square Garden di New York, gremito di immigrati italiani. Il match si svolse fra “La montagna che cammina”, il soprannome coniato per il nostro pugile e l’americano John Shirley. Carnera mandò al tappeto Shirley dopo solo sei riprese, alimentando la leggenda dei suoi pugni devastanti.

Tornato in patria venne da tutti chiamato L’Americano

Dopo quella vittoria si dice sia stato inventato il cocktail, che fu consegnato alla storia. 

Il titolo di Carnera, però, durò un solo anno a causa della sconfitta contro l’esperto Max Baer. Una condizione fisica non perfetta, eredità di un infortunio ed una situazione personale non facile determinarono il rapido declino del pugile.

La realtà però pare ben diversa ed il nostro drink nato sicuramente prima, fu però codificato in maniera massiccia dopo questo episodio, tanto da alimentarne questa falsa leggenda sulla sua creazione. 

Diversi sono i libri scritti in questo periodo scritti dai bartender di tutto il mondo ed il nostro drink viene citato da ciascuno di essi, ad esempio Frank Meier del Ritz Bar di Parigi autore del “The artistry of mixing cocktail”, del 1936 lo propone in un calice da vino con proporzioni più simili al nostro moderno Americano con pari quantità fra bitter e vermouth ed uno spruzzo di soda, William Tarling scrittore del “Cafè Royal Cocktail book” del 1937 la ricetta è più simile a quello italiano che vedremo nel “1000 misture” con un quarto di bitter e 3 quarti di vermouth, con soda a colmare. In entrambi la decorazione è una scorza di limone e solo nel primo si parla di ghiaccio nel bicchiere. 

La consacrazione arriva nell’ormai introvabile libro di Elvezio Grassi,  “1000 Misture” dove il cocktail viene prodotto con il 100% di eccellenze italiane, il vermouth ed il bitter che ben si sposa con la politica del regime fatta di nazionalismo autarchico. Nel 1936, anno di pubblicazione del libro, infatti abbiamo ben 10 Americano codificati, il cui nome variava a secondo dell’azienda produttrice di vermouth.

 La scorza di limone è la guarnizione più accreditata per due motivi, il primo ci rimanda alla nostra leggenda di cui sopra, secondo la quale gli americani di inizio secolo scorso, nel pieno avvento della soda, guarnivano i drink con scorza o fettina di limone, che ben si abbinavano con il seltz e nascondeva altrettanto bene i sentori dell’alcool, cosa importante nel periodo proibizionista. L’altro motivo per cui si utilizza la scorza di limone, ahimè non così romantico e poetico, trova fondamento nel fatto che l’agrume era ben reperibile tutto l’anno in tutta Italia, cosa non così ovvia per le arance, che videro crescere il loro utilizzo come garnish solo nel secondo dopoguerra.
Anche il ghiaccio nel drink avrebbe bisogno di un discorso a sé, per ora ci limiteremo a dire che come spesso accadeva in quegli anni i cocktail erano serviti in coppette o in bicchieri piccoli da cordiale, senza ghiaccio, possibilmente utilizzando ingredienti refrigerati e conservati in appositi armadietti coibentati.

Solo dopo gli anni ’30 l’avvento del ghiaccio industriale ha permesso di renderlo disponibile in massicce quantità ed economicamente alla portata di tutti.

Michelangelo

americano cocktail
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