La Storia Del Proibizionismo

Al Capone 21 feb 2018
probizionismo anni 20
Immagine di Wikipedia Commons

America, 1920. Il bere miscelato si è ormai affermato, così come i bar, pub e locali di incontro sociale, ma tutto questo sviluppo sociale creò ben presto un’immagine pubblica volta al bere non consapevole e lo stato di alcolismo dilagante cominciò a preoccupare il congresso…ma andiamo con ordine…

Col termine Proibizionismo si identifica il periodo temporale che va dal 1920 al 1933 durante il quale negli Stati Uniti d’America era fatto divieto di consumare alcolici nei locali pubblici.

Va specificato che il divieto non era riferito all’utilizzo personale, farmaceutico e per l’esecuzione di riti religiosi (vino nelle cerimonie ecc…), vediamo più nel dettaglio come il proibizionismo ha aperto le porte ad un era rosea per il bere miscelato, non in termini di qualità, ma di quantità, sortendo di fatto, l’effetto contrario di ciò che i legislatori sperassero con la messa in atto dell’emendamento che ne ha dato il via.

Diverse sono le cause che portarono al proibizionismo, in primis la volontà delle società di temperanza di eliminare l’alcool, visto come piaga sociale e anti moralista, inoltre l’aumento della violenza sulle donne da parte di uomini e mariti che bevevano all’interno delle proprie case ha fatto il resto, portando le vittime delle violenze ad affiliarsi a tali società che, vedendo il numero degli iscritti crescere vertiginosamente, arrivarono ad avere un forte peso politico, tale da influenzare notevolmente le decisioni del congresso, che si vide costretto ad appoggiarle in campagne pubblicitarie anti alcool ed inneggianti il ritorno ad un moralismo e una rettitudine religiosa visti come unica via per il paradiso ed unica salvezza dell’anima.  

manifesti politici del proibizionismo

Inoltre va detto che il continuo stato di ubriachezza in cui versavano certi uomini ha portato a fenomeni di assenteismo sul lavoro e carenze di prestazioni lavorative. Si aveva pertanto, a livello sociale, la percezione che l’acquisto di alcool, invece che di beni di consumo e prodotti nazionali, fosse causa di molte defaillance economiche, basti pensare che il famoso pioniere dell’automobilismo industriale, Henry Ford, il magnate Rockefeller ed altri imprenditori di spicco presero posizione per il partito dei cosiddetti “DRY”, appoggiando l’idea proibizionista, lamentando come nelle loro industrie il fenomeno aveva risvolti negativi sulla produzione.

Fu il Volstead Act che sancì il bando sull’alcool e con il XVIII emendamento entrato in vigore il 16 Gennaio 1920 iniziò il proibizionismo. Ma come abbiamo detto,  non tutto andò come sperato….

La notte del 15 gennaio 1920 una banda assaltò un carico di whiskey procurandosi un bottino di oltre 100.000 dollari, era partita una macchina invisibile ed inarrestabile che mise l’America in ginocchio e sotto l’egemonia dei gangster, figura che prese piede proprio in questi anni.

Fino ad allora i fuorilegge vivevano grazie ad estorsione e prostituzione, ma il proibizionismo mise loro in mano un’arma micidiale, una macchina da soldi mai vista prima, il contrabbando di alcool.

king del proibizionismo: al capone
Alphonse “Al” Capone

Alphonse “Al” Capone si mise “alla guida” di questa macchina, gestendo un business nell’ordine di miliardi di dollari, comprava e rivendeva alcolici agli “speak-easy”, locali segreti (non poi così tanto) in cui si somministravano alcolici illegalmente. In questo scenario si crearono centinaia di cocktail che tutt’oggi conosciamo, drink nei quali si utilizzavano distillati, spesso tagliali male e con l’aggiunta di sostanze non pure, nascosti da sentori e profumi differenti.

La mancanza di un prodotto di base puro e di alta qualità generò nei bartender dell’epoca, ligi a regole e dettami di lavoro nei quali i distillati dovevano essere il meglio che ci fosse in commercio, un “fuggi fuggi” generale, spesso andarono a lavorare in drogherie e farmacie, posti nei quali affinarono il loro know-how nell’utilizzo dell’alcool come veicolo principale per antibiotici e vaccini, mescolandolo con aromi molto forti di origine vegetale; si crearono così i primi “bitters” come oggi li intendiamo, infusioni alcoliche di botanicals molto concentrate, da usare in gocce e che arricchivano ulteriormente lo spettro gustativo dei drinks.

A livello sociale si aprì un periodo di “guerre da strada” tra bande di gangster, criminali e polizia, delle quali spesso le vittime erano i civili, donne e bambini. L’opinione pubblica cominciò a pensare se il proibizionismo fosse la via più giusta per risolvere il problema dell’alcool, soprattutto in virtù del fatto che non vi era un regime di tolleranza zero, bensì alcuni divieti, nemmeno tanto chiari, per i quali certi alcolici, in certe quantità e secondo alcune regolamentazioni non potessero essere vendute e/o prodotte. Inoltre il proibizionismo ha portato ad un importante svuotamento delle casse nazionali, per via del mancato introito prodotto dalla tassazione sugli alcolici, tutti soldi che, invece, arrivavano ai gangster, che reinvestivano in attività legali e non, e, nel caso di Al Capone, servirono per sponsorizzare la sua candidatura in politica. Fu un decennio terribile che culminò con la crisi del ’29.

fine del proibizionismo

Si dovette pertanto riconoscere il palese fallimento dell’emendamento, così il 5 dicembre del 1933 si sancì la fine del proibizionismo, ottenendo così in un sol colpo milioni di posti di lavoro legati all’industria degli alcolici e mandando in fumo miliardi di dollari del mercato nero e depositi bancari derivanti dal traffico di alcolici delle bande di gangster.                                                                                           

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